Here is the homily I preached at St. Paul’s within the Walls during the Vigil of Easter.
[In Italian below]
Paul Nagai, a Japanese doctor who slowly died of leukemia after the nuclear destruction of his town of Nagasaki in a blast of light, Doctor Nagai recounts how he had a glimpse of immortality in the last gaze of his dying mother. He was then studying medicine and a materialist, like most of his comrades. When suddenly, before this mystery, before the gaze of his mother so present with light and love, he was shaken to the depths of his being, saying to himself: “It is impossible that such a gaze should be condemned to death.”
In the look of his dying mother, Dr Nagai, had seen that eternity and resurrection is our true reality. This is what Christ’s resurrection from the dead means for us: when we love, even death cannot contain us. This mystery that Nagai felt, and which led him to become a Christian is a reflection of the mystery of God’s love for us when we are suffering or dying. God has been so consistently present with us as we just heard from the Bible, so consistently present in our suffering and unfaithfulness that we can only be shaken by the reality that neither our deepest suffering nor our deaths could prevent him to be close to us. Only he can, in these places where we only see imperfection, decay, abuse, and loneliness, only he can, in these places where we don’t want to go and that we utterly reject, enter and inwardly transform them by his divine life. Only he can bring us back to life with him into the land of the living.
Tonight, it is the night when we know and experience more than any other moment of the liturgical year that our Lord is the one who rises us out of the hells we have created and the ones we have inherited. Tonight, Christ wakes us up with tenderness from our lethal sleep to live new lives with him. His light does not rise like an atomic mushroom, he does not force our surrendering. He comes to us tenderly in the words of the Exultet resonating in this dark sanctuary, he comes to us in the light of the Easter candle and the living waters poured out on the forehead of the baptized, he comes to us as the Spirit of God flows, piano ma lontano. Let us take a moment to contemplate the power and tenderness of his rising.
We will soon renew together our vows of baptism in Christ. These words you will utter are no churchy formula but our declaration of love to God, made with the words he has given us. We will reaffirm with the words of our mouth our baptism in Jesus Christ we will feel on our lips how incorporated we are into his life. We will experience how he tenderly puts his power on our lips and in our hands, how we share in his resurrection and his promises for the life of the world. Christ “renews us” tonight “in his love” as the prophet Zephaniah just said, and all our rejoicing at all times this year, all our prayers, all our thanksgiving and communion, even all our penitence will spring from the present resurrection of our Lord. All our words to him will respond to his everlasting resurrection for us: “O Israel! Rejoice and exult with all your heart!” Tonight, we have been awoken by the beat of his resurrected heart that won’t be silent anymore.
Immediately after the destruction of the Catholic cathedral of Nagasaki, Paul Nagai, with his Christian brothers and sisters, set up to straighten on a hoist the bells of the cathedral which were all that remained of that building blown up by the atomic bomb. They hoisted them up and made them sing in the night while kneeling on a field of ruins. Like the bells of Nagasaki, the bells that are going to ring for the Resurrection of our Lord are not going to celebrate the perfection or full restoration of this world. They will sing for the Resurrection of our Lord. In this broken world, they will sing of the humble light of the Easter candle and resonate like the bells of Nagasaki that could not be condemned to death.
Risorti delle rovine
Paolo Nagai, un medico giapponese morto lentamente di leucemia dopo la distruzione nucleare della sua città di Nagasaki in una esplosione di luce, il dottor Nagai, racconta di come ha intravisto l’immortalità nell’ultimo sguardo della madre morente. Stava allora studiando medicina, egli era un materialista, come la maggior parte dei suoi compagni. Quando all’improvviso, davanti a questo mistero, davanti allo sguardo di sua madre così presente di luce e di amore, fu scosso nel più profondo del suo essere, dicendo a se stesso: «Non è possibile che un tale sguardo sia condannato a morte».
Nello sguardo della madre morente, il dottore Nagai, aveva visto che l’eternità e la resurrezione sono la nostra vera realtà. Ecco cosa significa per noi la risurrezione di Cristo dai morti: quando amiamo, anche la morte non può contenerci. Questo mistero che Nagai ha sentito e che lo ha portato a diventare cristiano è un riflesso del mistero dell’amore di Dio per noi quando soffriamo o moriamo. Dio è stato così costantemente presente con noi come abbiamo appena sentito nella Bibbia, così costantemente presente nella nostra sofferenza e infedeltà che possiamo solo essere scossi dalla realtà che né la nostra sofferenza più profonda e né la nostra morte potrebbero impedirgli di essere vicino a noi. Solo lui può, in questi luoghi dove vediamo solo imperfezione, decadimento, abuso e solitudine, solo lui può, in questi luoghi dove non vogliamo andare e dove rifiutiamo totalmente, di entrarvi e di trasformarli interiormente con la sua vita divina. Solo lui può riportarci in vita con lui nella terra dei vivi.
Stanotte, è la notte in cui sappiamo e sperimentiamo più di ogni altro momento dell’anno liturgico che nostro Signore è colui che ci resuscita dagli inferi che abbiamo creato e da quelli che abbiamo ereditato. Stanotte, Cristo ci sveglia con tenerezza dal nostro sonno mortale per vivere di nuovo con lui. La sua luce non sale come un fungo atomico, non ci costringe ad arrenderci. Viene a noi teneramente nelle parole dell’Exultet che risuonano in questo santuario oscuro, viene a noi alla luce del cero pasquale e delle acque vive versate sulla fronte del battezzato, viene a noi come Spirito di Dio scorre, piano ma lontano. Prendiamoci un momento per contemplare la potenza e la tenerezza della sua resurrezione.
Presto rinnoveremo insieme i nostri voti di battesimo in Cristo. Queste parole che pronunceremo non sono una formula religiosa, ma la nostra dichiarazione d’amore a Dio, fatta con le parole che egli ci ha dato. Riaffermeremo con le parole della nostra bocca il nostro battesimo in Gesù Cristo, sentiremo sulle nostre labbra quanto siamo una cosa sola con lui. Sperimenteremo come pone teneramente la sua potenza sulle nostre labbra e nelle nostre mani, come partecipiamo alla sua resurrezione e alle sue promesse per la vita del mondo. Cristo « ci rinnova » stasera « nel suo amore », come ha appena detto il profeta Sofonia, e tutta la nostra gioia in ogni momento quest’anno, tutta le nostre preghiere, tutti i nostri ringraziamenti e comunione, anche tutte la nostre penitenze scaturiranno dalla presente risurrezione del nostro Signore. Tutte le nostre parole a lui risponderanno alla sua eterna risurrezione per noi: “O Israele! Rallegrati ed esulta con tutto il tuo cuore!” Stanotte, siamo stati svegliati dal battito del suo cuore risorto che non tacerà più.
Subito dopo la distruzione della cattedrale cattolica di Nagasaki, Paolo Nagai, con i suoi fratelli e sorelle cristiani, si accinge a raddrizzare con una carrucola, le campane della cattedrale che erano tutto ciò che restava di quell’edificio distrutto dalla bomba atomica. Le issavano e le facevano cantare nella notte inginocchiati su un campo di rovine. Come le campane di Nagasaki, le campane che suoneranno per la risurrezione di nostro Signore non celebreranno la perfezione o la piena restaurazione di questo mondo. Canteranno per la resurrezione di nostro Signore. In questo mondo spezzato, canteranno l’umile luce del cero pasquale e risuoneranno come le campane di Nagasaki che non potevano essere condannate a morte.